L'uomo del sogno by Marina Marazza

L'uomo del sogno by Marina Marazza

autore:Marina Marazza [Marazza, Marina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2021-12-23T23:00:00+00:00


8

Naufragi e fortune

Lia era spettinata, rossa sulle gote e tutta occhi, due fanali scuri sgranati nella faccina sconvolta, ma molto battagliera. Indossava una gonna grigia che le lasciava scoperte le caviglie, una camicia bianca e una giacchetta corta da uomo che doveva aver preso da un suo fratello. I suoi zoccoletti di legno risuonavano sul pavimento. Li guardai, erano rozzi, non belli come quelli che le avrei regalato io.

Efe la spinse dentro, vincendo la sua riluttanza, e non appena mi vide lei cambiò espressione. «Saro!»

Feci per buttarmi giù dal letto, ma quando cercai di caricare il peso sulla destra offesa gridai di dolore. Ignorando il Tedesco in piedi in mezzo alla stanza, Lia corse vicino a me e si rifugiò tra le mie braccia.

«Stai bene?» mi domandò, ansiosa. «Hai la gamba rotta? In paese girano delle voci, che il Tedesco ti ha rapito, che sei morto, che ti tiene in ostaggio per riavere quel che gli è stato rubato… io non resistevo più.»

«Sono vivo e sto bene, la gamba non è rotta, qui mi trattano come un ospite, il padrone ha anche chiamato il dottore» la rassicurai.

Stretta a me, lei guardava il Tedesco, che a sua volta la squadrava a braccia conserte. Avevamo parlato in dialetto, Lia faticava a esprimersi in italiano.

«Era in pena per causa mia» gli spiegai, in tono di scusa.

Lui annuì. «Ora potrà rassicurarsi. Non ci sono orchi, qua.» Le rivolse uno dei suoi rari sorrisi e lei si fece ancora più rossa. «Siete stata coraggiosa ad avventurarvi fino qui. Si vede che ci tenete, a questo giovane.»

Lei strinse le labbra. «Saro» disse, cercando di tener ferma la voce, «una volta mi ha salvata quando stavo per annegare.» E annuì seria, come se questo spiegasse tutto.

Il Tedesco sollevò le sopracciglia in quella sua espressione particolare. «Allora è un segno del destino. Anche vostro padre dovrebbe essergli riconoscente.»

Lei distolse lo sguardo.

«Non è così semplice, vero?» sospirò il Tedesco. «Non è mai così semplice. Ma vedrete che le cose si aggiusteranno.»

«È tardi» esclamò lei. «Si sta facendo buio, mi cercheranno.» Mi strinse forte la mano e corse verso la porta.

Il Tedesco la guardò andar via. Già sull’uscio, lei si girò. «Vossignoria benedica» sussurrò, vergognosa, prima di scappare come se la inseguissero. Rimanemmo in silenzio a sentire il rumore dei suoi zoccoletti che si allontanava in corridoio e giù per le scale.

«È davvero carina e ha spirito da vendere» commentò il Tedesco. «Capisco che ti piaccia tanto.»

Mi affrettai a cambiare discorso. «Cos’avete fatto quando avete lasciato l’emporio, padrone? Se posso chiedervelo…»

Lui mi guardò accigliato.

«Non posso star qua a raccontarti tutta la mia vita… Ma diciamo che l’emporio è stato solo il primo passo, avevo bisogno di raccogliere il coraggio necessario. Mi sono imbarcato sul brigantino di un grossista marittimo che conosceva mia madre, pensa, e mi prese a bordo… destinazione Colombia! In America, sai, in America del Sud.»

«Oh, certo!» mi scappò detto. Ecco dove aveva fatto fortuna. «E siete arrivato nel nuovo mondo!»

«No, non ci sono mai arrivato. Abbiamo fatto naufragio.



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